Bere i succhi di frutta non è come mangiare la frutta
Chiara Fogolari • 19 luglio 2020
I succhi di frutta, anche i cosiddetti “100% frutta”, definiti con la direttiva 2012/12/UE, hanno un valore nutrizionale inferiore rispetto alla frutta fresca
per diversi motivi: la densità calorica è più alta, il contenuto di fibra è solitamente basso, il senso di sazietà conferito è minore e ci sono perdite di micronutrienti e componenti bioattivi, dovute ai processi di trasformazione.
Una importante differenza in merito al contenuto di zuccheri è che gli zuccheri presenti nei succhi di frutta, a differenza di quelli presenti nella frutta, sono considerabili a tutti gli effetti “zuccheri liberi”, la cui assunzione, secondo le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dovrebbe essere inferiore al 10% dell’energia quotidiana.
Non a caso, le Linee Guida per una sana alimentazione indicano porzioni e frequenze di consumo ben diverse per le 2 categorie di alimenti.
Per la frutta fresca la porzione standard è pari a 150 g e si raccomanda l’assunzione di 2-3 porzioni al giorno; per i succhi di frutta, invece, la porzione è di 200 ml e il consumo è considerato “voluttuario”,
occasionale, in quanto questi alimenti non sono necessari alla soddisfazione dei fabbisogni di macro e micronutrienti.
Differenze tra frutta fresca e succo si possono osservare prendendo in considerazione ad esempio la mela. Una mela, nella sua porzione standard di 150 g, ha 10 g di zuccheri e 3,8 g di fibre, mentre un succo di mela 100%, nella porzione standard di 200 ml, ha 19 g di zuccheri e 0,2 g di fibre.
Questo aspetto ci deve far riflettere su cosa diamo ai nostri figli e sulla conseguente percezione che essi hanno sul cibo.
Fonte: nutrimi.it